Lo strappo muscolare consiste nella rottura di alcune fibre che costituiscono il muscolo. Tale lesione è generalmente causata da un’eccessiva sollecitazione (brusche contrazioni o scatti improvvisi) ed è piuttosto frequente in ambito sportivo.
Sebbene lo strappo possa colpire qualsiasi muscolo del corpo, le sedi più frequentemente colpite sono gli arti, mentre più raramente si possono riscontrare patologie a carico della muscolatura addominale e dorsale.
In particolare, negli sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale).

In relazione al numero di fibre coinvolte, gli strappi muscolari si possono classificare usando una scala di gravità composta da tre stadi:

  1. 1° grado: in questo tipo di lesione sono danneggiate solo poche fibre muscolari (meno del 5%). Il danno è tutto sommato modesto e viene avvertito come un leggero fastidio che si accentua durante la contrazione e l’allungamento muscolare.
  2. 2° grado: la gravità dello strappo aumenta, poiché viene coinvolto un maggior numero di fibre. Il dolore, che è di carattere acuto, è simile ad una fitta e viene chiaramente avvertito in seguito ad una violenta contrazione muscolare.
  3. 3° grado: l’alto numero di fibre coinvolte causa una vera e propria lacerazione del ventre muscolare. Tale lesione si avverte alla palpazione come un avvallamento, un vero e proprio scalino che testimonia l’entità della rottura. Il dolore, che è violentissimo, determina una completa impotenza funzionale.

Per comprendere la reale gravità dello strappo è necessaria un’ecografia, esame strumentale fatto in Medica Plus direttamente dal fisiatra, che fornisce tutte le informazioni per riuscire a stimare il livello del danno.

Le lesioni di primo grado si risolvono nel giro di 1-2 settimane. Fondamentali per il recupero sono il riposo e il trattamento a base di antinfiammatori e miorilassanti. Le lesioni di secondo grado prevedono invece tempi di guarigione più lunghi (15-30 giorni). Prima della ripresa dell’attività sportiva il soggetto dovrà seguire un percorso di riabilitazione e sottoporsi ad opportuni interventi fisioterapici. Nei casi più gravi (lesioni di III grado) può essere necessario l’intervento chirurgico.

Tra le terapie fisiche più efficaci, si segnala:

  • fisioterapia di riabilitazione, attraverso massaggi, esercizi di stretching passivo, induzione di calore, aiuta nel rilassamento muscolare e nel riconquistare l’elasticità. Il processo fisioterapico si conclude con esercizi di carico progressivo per la completa ripresa di attività;
  • tecarterapia, è un metodo terapeutico che sfrutta un condensatore elettrico per curare gli infortuni muscolo articolari. Il meccanismo si basa sul ripristino della carica elettrica nelle cellule lesionate, per fare sì che si rigenerino più rapidamente. Si tratta di una metodica, che consente di dimezzare i tempi di recupero grazie al trasferimento di cariche elettriche endogene agli strati muscolari più profondi;
  • Ultrasuoni, tecnica basata su onde acustiche ad alta frequenza. Utile come antinfiammatorio, stimolante del riassorbimento edematoso e per sciogliere le aderenze che si formano durante la guarigione;
  • Laserterapia, utilizza un fascio di elettroni, agendo direttamente sulla contrazione muscolo – scheletrica, favorendo la vasodilatazione e il drenaggio dei liquidi con conseguente riduzione dell’edema;
  • Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation (Tens) è un’elettroterapia antalgica, che agisce soprattutto contro il dolore. Invia degli impulsi elettrici sulla cute attraverso delle placche elettroconduttive. Queste bloccano i segnali nervosi del dolore e sollecitano la produzione di endorfine;
  • magnetoterapia, sfrutta gli effetti del campo magnetico sul corpo per ridurre l’infiammazione. Viene applicata mediante due solenoidi direttamente sul muscolo. Può ridurre i tempi di guarigione fino al 50%.

 

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